L’Argentina e la sua circostanza*

Nicolás Fuster
8 min readOct 22, 2023

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Dopo circa vent’anni, il modello Kirchner–Macri risultato della crisi del 2001 sembrerebbe di essere al capolinea: queste sono le presidenziali più incerte nella storia recente argentina. Quali sono i punti di forza e le debolezze di ognuno degli spazi politici?

Il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset scrisse “Io sono io e la mia circostanza” nel 1914, per illustrare che alcune cose non dipendono proprio da uno. In altre parole, c’è un contesto, e questo applica anche in politica.

Pochi giorni fa, in Argentina, il secondo Pase latinoamericano per estensione, il candidato libertario e ultraconservatore Javier Milei ha vinto le primarie con una percentuale inaspettata, pari a quasi il 30% dei voti. La principale forza di opposizione, JxC, fino a pochi mesi fa favorita nei sondaggi, ha ottenuto un inatteso secondo posto. E per la prima volta, i peronisti sono nella terza posizione, anche se la differenza tra il primo e il terzo è soltanto del 2,58%.

La vittoria di Milei lo colloca in seconda posizione, subito dietro all’astensione, di più del 30%. Sebbene in tanti Paesi europei la percentuale della partecipazione sarebbe normale, quel tasso è bassissimo in Argentina, dove il voto è obbligatorio — e pur se non ci sono penalità rilevanti per il mancato suffragio, le elezioni sono molto partecipate (nelle ultime due presidenziali, la partecipazione è stata pari all’80%, mentre nelle ultime due primarie ha oscillato intorno al 75,5%). Il basso tasso di partecipazione è in sintonia con la vittoria di un candidato apertamente antisistema.

COSA SONO LE PRIMARIE
Nelle PASO (Primarie Aperte, Simultanee ed Obbligatorie) argentine, le forze politiche devono superare la soglia dell’1,5% per poter partecipare alle elezioni presidenziali e legislative. Ma le primarie sono un work in progress, un sistema incompleto perché i partiti o le federazioni –chiamate ‘coalizioni’ nel gergo argentino– non sono tenute a presentare più di un candidato. In altre parole, se ogni spazio politico candidasse soltanto una persona, le cosiddette primarie sarebbero una sorta di primo turno di fatto o sondaggio ufficiale finanziato dallo stato.

Nelle PASO di agosto vi sono tre forze principali: La Libertà Avanza (LLA), il partito personale di Milei, 29.86%; Insieme per il Cambiamento (JxC), la principale forza di opposizione nel Congresso, 28%; e Unione per la Patria (UP), il nuovo nome dello spazio kirchnerista per questa elezione, 27.28%. Anche altre due forze sono riuscite a superate la soglia (con delle percentuali minori al 4%) e sono ufficialmente in carriera: Juan Schiaretti, anche lui peronista, governatore dell’importante provincia di Córdoba; e Myriam Bregman, deputata ed esponente della sinistra radicale.

CHI È MILEI
Javier Milei (52) è un economista la cui carriera politica si limita a mezzo mandato alla Camera dei Deputati, dove è entrato nel 2021. Milei è riuscito ad attirare l’attenzione di buona parte dei media tramite un discorso di taglio populista, estremamente violento e con slogan e due elementi chiari: andare contro la “casta politica”, e proporre la dolarizzazione del Paese e la chiusura della Banca Centrale.

Milei appartiene al gruppo degli ultraconservatori globali: ammira Trump, partecipa delle iniziative di Vox in Spagna insieme a Giorgia Meloni, e in Sudamerica si identifica con Jair Bolsonaro e con José Antonio Kast. Inoltre, nega il cambiamento climatico e vuole realizzare un plebiscito per reintrodurre il divieto all’aborto, legalizzato in Argentina nel 2020 (plebiscito per il quale occorre la maggioranza assoluta del Congresso).

Javier Milei con la sua motosega (Getty Images)

PERCHÉ MILEI POTREBBE VINCERE ANCHE LE PRESIDENZIALI
Il principale attivo di Milei è quello di non aver partecipato in nessuno dei governi degli ultimi vent’anni. Così, guadagna consenso nel criticare i due partiti principali e nel proporre un programma radicalmente diverso da quelli dei partiti mainstream.

Secondo il senatore riformista Martín Lousteau, «Milei dice di andare contro la casta, ma si circonda dai politici più oscuri e dai sindacalisti più rancidi: costruisce su tutto ciò che è talmente cattivo, che era stato respinto da quella casta

Nei focus group, i genitori piangono perché non possono portare i figli al cinema, i nonni piangono perché non sanno quando rivedranno i nipoti dato che il figlio è andato a vivere all’estero. La gente piange per ragioni che riguardano la politica.

Il giornalista Carlos Pagni sostiene che «Milei ha vinto per dei motivi che hanno e non hanno a che vedere con la politica. Uno quella sera vuol essere contento. E Milei ha reso contenti 7 milioni che sentono di aver vinto. Quello è importantissimo, soprattutto quando la politica non dà alcuna soddisfazione. In più, si calcola che Milei abbia perso circa un 5% dei voti per non avere dei fiscali nei seggi. E infine quando un candidato polemico vince, come è successo con Bolsonaro, gli elettori che non volevano ammettere di averlo votato perdono quella sensazione di vergogna.» Inoltre, il successo abbellisce. Dopo le primarie, Milei cresce nei sondaggi e diventa attraente per nuovi potenziali elettori.

Dall’altro lato, quello che vince è la persona di Milei, e non il suo partito o le sue proposte. In questa linea, lui ha vinto le primarie in tutto il Paese, ma nelle elezioni provinciali (equivalente delle regionali italiane) dell’ultimo anno, i suoi candidati, sconosciuti, non sono arrivati al 10%.

L’Argentina democratica non conosce casi di presidenti senza sostegno parlamentare, e Milei non ha una struttura partitica. In più, qualora vincesse le elezioni, non avrebbe deputati né senatori sufficienti per votare le sue proposte o per orientare il voto.

In parole del politologo Andrés Malamud, «Milei non avrebbe condizioni di governabilità. Se vincesse, avrebbe 8 senatori su 72, e circa 35 deputati su 257. Quindi se lui andasse contro il Congresso, potrebbe decidere di chiuderlo, come ha fatto Fujimori nel 1992 in Perù. Altrimenti il Congresso potrebbe rimuoverlo con i 2/3», e Milei non avrebbe lo scudo istituzionale per evitare l’impeachment.

INSIEME PER IL CAMBIAMENTO?
La coalizione JxC –conformata dal tradizionale Partito Radicale e da una nuova forza, il PRO– ha vinto le mid term del 2021 con oltre il 40% ed, era, fino a pochi mesi fa, favorita nei sondaggi.

JxC ha una struttura molto solida: da un lato ha innumerevoli sindaci e recentemente ha incrementato il numero di governatori provinciali. Dall’altro, è una delle forze principali nel Congresso, il ché garantisce una forte governabilità.

Inoltre, JxC si fa vedere come una vera squadra che ha superato divisioni interne ed ha un diagnostico chiaro della situazione economica. Da una prospettiva pro-business propone un piano economico integrale, guidato dall’economista Carlos Melconián, per far sì che l’ordine delle finanze lo faccia la politica e non il mercato.

Nelle PASO di JxC si sono misurati Horacio Rodríguez Larreta –il sindaco di Buenos Aires di tendenza riformista, con una notevole gestione al frente della Capitale–, e Patricia Bullrich –già ministra della sicurezza, che proponeva un’immagine di donna dura–. La campagna, nella quale Bullrich è stata decisamente aggressiva nei confronti del sindaco, ha fatto vedere diverse divisioni nella federazione. E contro tanti pronostici, l’ex ministra è risultata netta vincitrice.

Dopo aver partecipato nella gioventù peronista negli anni ’70 (gli anni di piombo argentini), Patricia Bullrich, che in tanti ritengono facesse parte dei gruppi terroristi della sinistra peronista, ha fatto attività politica istituzionale: è stata Ministra del Lavoro nel governo di Fernando De la Rúa e Ministra della Sicurezza nel governo di Mauricio Macri.

Se all’interno di JxC Patricia Bullrich era la proposta più ferrea di cambiamento (inteso come anti-kirchnerismo, in contrapposizione con i riformisti dialoghisti), con l’inatteso risultato di Milei, Bullrich è diventata il centro moderato, ovvero quello che aveva combattuto nelle primarie. Proprio come Ortega y Gasset, anche Patricia Bullrich è lei e la sua circostanza.

Horacio Rodríguez Larreta e Patricia Bullrich (Cristina Sille/Reuters)

Bullrich deve quindi fare equilibrio tra non andare troppo a destra, per non perdere i voti dei radicali –che sono socialdemocratici e riformisti–, e non rimanere troppo al centro, per non farsi fuggire i voti dei più duri. Allo stesso tempo, tra le PASO del 2019 e quelle di agosto di quest’anno, JxC ha perso oltre 1 milione di voti.

Un commento ulteriore merita l’ex Presidente Mauricio Macri: esponente di rilievo di JxC, se da un lato ha dato inconfondibili messaggi di sostegno a Patricia Bullrich nelle primarie, non ha fatto mancare segnali anche a Milei, che hanno fatto innervosire le file della federazione. Quando il candidato libertario diceva «bisogna dinamitare tutto», l’ex presidente rispondeva «bisogna semi-dinamitare tutto.» E in parole di Milei, «Macri è stato un buon Presidente, ma le persone che aveva attorno a sé non gli hanno fatto far le riforme. Lui sarà un ottimo rappresentante del mio governo nel mondo

Durante la sua presidenza, Macri aveva ricevuto Barack Obama a Buenos Aires. Ma nel 2022, ovvero dopo l’assalto al Capitolio, si è fotografato con Donald Trump negli Stati Uniti. Lo storico ed economista Pablo Gerchunoff lo riassume chiaramente: «Il grande stratega è Macri, che aveva due candidati: Bullrich e Milei.»

Donald Trump e Mauricio Macri in Florida (Twitter Mauricio Macri)

LO SPAZIO KIRCHNERISTA

Per quanto riguarda lo spazio kirchnerista, tra le presidenziali del 2019 e quelle di metà mandato del 2021, il kirchnerismo ha perso circa il 40% dei suoi voti, pari a 5 milioni. Inoltre, i peronisti stanno perdendo consenso nei territori che vincevano sistematicamente, principalmente nelle periferie.

Nonostante la pessima gestione della pandemia, sia in termini sanitari sia perché membri del governo si sono vaccinati, insieme alle loro famiglie, ben prima che i vaccini fossero disponibili per tutti; nonostante la profonda crescita dell’inflazione, nonostante il nuovo debito, nonostante la recente svaluta del 20% del valore del peso, nonostante i casi di corruzione –come quello in cui il sindaco di una zona delle periferie più povere di Buenos Aires è stato fotografato in uno yacht insieme a una modella nelle acque del Mediterraneo–, questo governo potrebbe rivincere le elezioni.

Il candidato presidenziale è Sergio Massa, uno dei politici più abili e versatili argentini. Massa, i cui passi in politica iniziarono in un partito liberal-conservatore negli anni ’90, è diventato sindaco peronista di una città in periferia di Buenos Aires, poi Capo gabinetto del governo di Néstor Kirchner, poi tenace oppositore di Cristina Kirchner. Attualmente è Ministro dell’Economia e, anche con l’inflazione al 140%, Massa è un candidato competitivo: i sondaggi, che non hanno azzeccato gli ultimi risultati, lo collocano in seconda posizione, dietro Milei.

Sergio Massa (Agustín Marcarian/Reuters)

Massa si serve di Milei per polarizzare. Diversi giornalisti segnalano come Massa abbia aiutato Milei nel conformare le liste e nel costruire una piccola organizzazione sul territorio. Massa avrebbe cercato di dividere il voto di JxC, ma la sua strategia pare di non aver contemplato che Milei poteva prendere voti anche dai peronisti. E che Milei potrebbe crescere troppo e vincere al primo turno.

In contrasto con Milei, Massa si presenta come il candidato che protegge i diritti acquisiti, quello che non cerca di minare l’istruzione pubblica. Massa, l’amico di Rudy Giuliani e l’ala più dura del Partito Repubblicano statunitense, si ispira a Pedro Sánchez e fa appello alla difesa della democrazia contro i fascismi.

Tutto sommato, quello delle primarie è un risultato che porta una grande incertezza, in quanto Milei ha preso 7 milioni di voti; JxC, 6.8 e UP 6.4. Con molto poco, qualsiasi dei tre può superare gli altri ed entrare nel ballottaggio.

Non solo Ortega y Gasset, non solo i politici individualmente: con queste presidenziali, e un eventuale secondo turnoa fine novembre, sapremo dove sono l’Argentina e la sua circostanza.

*Articolo pubblicato su Il Riformista, domenica 22 ottobre 2023

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Nicolás Fuster

#Politics #IR #LiberalDemocracy | Coordinatore Italia Viva Sudamerica | BA Sapienza, MSc at UvA | Escribo sobre #política y #RelacionesInternacionales