L’apertura delle sessioni legislative del Presidente Milei

Nicolás Fuster
5 min readMar 3, 2024

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Patti, populismo, demagogia e religione: i punti principali del discorso di Javier Milei

Milei prima di pronunciare il suo discorso (Chequeado.com)

Venerdì, il Presidente Milei ha pronunciato il suo discorso di apertura delle sessioni nel Congresso, un appuntamento fisso ogni 1 marzo. È anche l’occasione per fare il punto sullo stato della Nazione (simile ai celebri SOTU e SOTEU) e spiegare le linee programmatiche che il governo intende seguire per l’anno. Il Presidente ha deciso di parlare alle nove di sera, rompendo una tradizione di farlo a mezzogiorno.

Milei ha iniziato con una dettagliata descrizione della situazione economica, che gli argentini di solito chiamano eredità (in una curiosa concezione patrimoniale dello Stato). Anche se ha esagerato, probabilmente il Presidente non sbaglia quando dice che ha ricevuto il peggior stato dell’economia della storia del Paese. In più, ha fatto un breve racconto sulla situazione dello stato in diverse aree, incolpando sempre “la sinistra”, nonostante la débâcle economica sia in parte anche grazie al governo di Mauricio Macri, oggi alleato, e nonostante il governo non abbia ancora presentato un bilancio per 2024 e stia lavorando con quello del 2023, fatto dal governo precedente.

Post del Presidente Milei (profilo Instagram @JavierMilei)

Il Patto
Il punto principale è arrivato quasi alla fine del discorso: un “patto” di 10 punti, alcuni ridondanti (“rispetto alla proprietà privata”, un principio stabilito dalla Costituzione), altri condivisibili (“equilibrio fiscale”, “meno tasse”), senza però spiegare come intende raggiungerli. Al di là degli errori ortografici, delle esplicite velleità di rifondazione nazionale –il 25 maggio si commemora la Rivoluzione di Maggio del 1810, mito d’origine dell’Argentina– e degli abbondanti riferimenti religiosi, la lista è una simbolica serie di generalità, da essere firmata nella provincia di Córdoba.

Ma in una democrazia, la sede del dibattito e degli accordi non è altro che il Congresso della Nazione (dopo il discorso, il Presidente Milei ha detto che il suo cane Conan, che è morto ma con il quale lui comunica, era nato in Córdoba.)

Il Patto del Presidente Milei (X @OPRArgentina)

Secondo il senatore Martín Lousteau, leader dei Radicali (lo spazio riformista), «È un patto in cui lui mette tutte le condizioni e noi solo la firma, 10 punti definiti in solitudine. Che spazio c’è nei 10 punti per educazione e povertà? Da quando [Milei] è al potere, i salari e le pensioni hanno perso un 30% del potere d’acquisto

L’assessore politico Luis Costa Bonino, che ha lavorato per Mitterrand e Macron, lo ha detto chiaramente: «Milei dovrebbe sapere che quel che la minoranza nel Congresso non dà, il Patto per la rifondazione nazionale non lo presta.»

Il Senatore Martín Lousteau, leader del Partito Radicale (X @GugaLusto)

Punti di forza
I principali punti sono stati quelli di togliere gli intermediari nella gestione dell’assistenza da parte dello Stato (già nel programma del candidato presidente del riformismo, l’allora sindaco di Buenos Aires, Rodríguez Larreta), dichiarare l’educazione come servizio essenziale per garantire le lezioni anche durante gli scioperi, eliminare le pensioni di privilegio per il Presidente e Vicepresidente (Lousteau proponeva togliere tutti i privilegi nelle strutture statali) e soprattutto portare trasparenza nei sindacati, stabilendo un limite alla quantità di periodi e con elezioni osservate dalla giustizia elettorale. Queste sono senz’altro misure non solo necessarie ma urgenti, del tutto condivisibili.

Populismo
Il discorso è stato ricco di contenuto populista. Al di là del linguaggio volgare e sessuale –“orgia di spesa”, “depravati fiscali”– e degli slogan, il Presidente Milei ha fatto una spunta su ognuna delle voci della check list del populismo: ha spiegato come il popolo innocente –“gli argentini perbene”– sia vittima di un’élite corrotta. In più, nel discorso ha detto che lo Stato sia “un’organizzazione criminale per generare mazzette in ogni operazione”, e qualche giorno prima, Milei ci insegnava come il Congresso sia un “nido di topi”.

Infine, ha spiegato che è disposto a non riconoscere i limiti istituzionali della democrazia. Così, ha lanciato un pericoloso monito, illustrato da queste tre citazioni:

“Un Presidente che può non avere le maggioranze parlamentari ma sa quello che deve fare, sa come farlo, e ha la convinzione per farlo.”

“Manterremo le promesse, con o senza il sostegno della dirigenza politica, perché quando troviamo un ostacolo, continueremo ad accelerare.”

“Se quello che cercate è conflitto, conflitto avrete.”

In più, fedele alle forme del kirchnerismo (ormai una tradizione su diversi fronti), i fan di Milei, dalle tribune del Congresso, urlavano e cantavano degli slogan, spesso aggressivi. Il Presidente, lungi dal condannarli, restava in silenzio e sorrideva. Su questa stessa linea, la principale Magistratura ha agitato i suoi attaccando con nome e cognome politici oppositori e sindacalisti (a parte ciò, risulta strano che, nella trasmissione, le telecamere non abbiano mai ripreso i parlamentari delle opposizioni.)

E per illustrare la demagogia del discorso presidenziale, l’economista liberale Roberto Cachanosky si è chiesto: «Milei ha detto che manderà un disegno di legge per tipificare un nuovo delitto, quello di creare debito tramite l’emissione. Ma se dice che chiuderà la Banca Centrale, a cosa gli serve fare quella legge?»

Milei sorride ai suoi fan che urlano dalle tribune. Dietro, la Vicepresidente Victoria Villarruel e il Presidente della Camera, Martín Menem (screenshot trasmissione dal vivo)

Religione
Infine, vi sono stati numerosissimi riferimenti religiosi, estranei nel discorso politico del Paese: gli argentini non sono abituati a sentirsi dire che «siamo per diritto e storia uno dei Paesi più importanti del mondo», né a leggere punti politici del cosiddetto Patto con frasi come «Anno del Nostro Signore» o «sotto lo sguardo dell’Eterno

Nessun Capo dello Stato argentino aveva mai fatto dei riferimenti religiosi così concreti come «dicono le Sacre Scritture nel libro dei Maccabei, la vittoria non dipende dalla quantità dei soldati, ma dalle forze che vengono dal cielo».

Il punto fondamentale è che le cosiddette “forze che vengono dal cielo” (niente più illiberale di credersi parte di un piano divino) senza la Costituzione non vanno da nessuna parte.

Almeno non in una repubblica, non in una democrazia.

La Piazza dei Due Congressi e dietro il Congresso Nazionale, a Buenos Aires (Matheus De Moraes Gugelmim)

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Nicolás Fuster

#Politics #IR #LiberalDemocracy | Coordinatore Italia Viva Sudamerica | BA Sapienza, MSc at UvA | Escribo sobre #política y #RelacionesInternacionales