Il mega decreto del Presidente Milei: nella direzione della democrazia?

Nicolás Fuster
3 min readDec 23, 2023

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La prima misura del nuovo governo argentino ha destato le polemiche. Quali sono le caratteristiche del decreto?

«Non vogliamo renderci complici di delegittimare il metodo democratico ritenendolo secondario rispetto all’emergenza. Al contrario, pensiamo che la democrazia debba essere difesa integralmente soprattutto nei momenti di massima crisi, non solo nei momenti di tranquillità.» Questo paragrafo –della lettera di Bellanova, Bonetti e Scalfarotto al Presidente Conte, nel gennaio del 2021– sintetizza il punto fatto più volte da Matteo Renzi nei suoi interventi in Senato: le forme della democrazia e la divisione dei poteri non sono trascurabili, neanche di fronte all’emergenza.

Nella lontana Argentina, questa settimana il recentemente insediato Presidente Milei ha firmato un decreto di necessità e urgenza (DNU) di più di 350 articoli. La misura, spiega il governo, cerca di dare risposta a tanti degli enormi problemi che il Paese ha davanti a sé. Allo stesso tempo, questo mega-decreto trova il parere contrario di un numero di esperti: sebbene la misura potrebbe risolvere alcune difficoltà, è anche vero che, nel metodo e nella forma, tocca argomenti non previsti dalla Costituzione.

Il Presidente Milei e i suoi ministri, nella Casa Rosada (sede del governo)

Secondo il costituzionalista Daniel Sabsay, «Queste sono decisioni contrarie alla Costituzione in maniera palese. I DNU sono decreti di contenuti legislativi, e con la riforma del 1994 entrano nella Costituzione proprio per limitarli: dopo l’esperienza del primo governo di Carlos Menem (1989–1995), i decreti vengono incorporati nella Carta Magna ma per vietarli, tranne in circostanze eccezionali. La Corte Suprema si è espressa più volte su quelle circostanze — solo possono avere luogo di fronte a un fenomeno naturale, come uno tsunami o un terremoto, e dal punto di vista economico quando c’è un disastro talmente grande che l’Esecutivo adotta una misura per evitare un male maggiore, misura che poi dovrà essere convalidata dal Congresso. Ma il Congresso funziona e può anche essere convocato per le sedute straordinarie, quindi non c’è alcuna necessità di questo decreto

E prosegue: «Milei, che ha una grande legittimità, deve dimostrare di saper esercitare il potere, nonostante sia in totale minoranza nel Congresso. Questi sono tratti di un populismo di destra che lo avvicinano a un personaggio come Trump o Bolsonaro. Ho la sensazione che questo non arriverà in aula, perché non avrebbe i voti nella Commissione Bicamerale, che per forza deve trattare questo DNU.»

Daniel Sabsay (foto: Radio con vos)

Martín Lousteau, senatore e leader dei Radicali –lo spazio riformista–, spiega che «Questo decreto ha 366 articoli che modificano innumerevoli leggi: alcune misure possono essere interessanti, mentre altre sono irrilevanti per l’agenda urgente. Inoltre, tra quattro anni potrebbe venire un nuovo Presidente e fare esattamente il contrario. Non funziona così la democrazia. Il Presidente dovrebbe sostituire questo DNU per una legge che si possa votare separatamente, e convocare una seduta straordinaria, così le riforme positive potrebbero approvarsi, evitandone le altre.»

Il senatore e Presidente dell’UCR (Unión Cívica Radical), Martín Lousteau (foto: Ámbito Financiero)

I peronisti, che hanno guidato il governo uscente, non sono mai stati dei paladini delle istituzioni. E se durante le crisi si continua a non rispettare le forme del Parlamento, l’Argentina avrà una nuova e più scura sfumatura di buio nel suo orizzonte.

Da buon populista, una volta al potere Milei ha già cambiato parere su diversi argomenti. Forse è il caso che cambi parere anche su questo.

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Nicolás Fuster

#Politics #IR #LiberalDemocracy | Coordinatore Italia Viva Sudamerica | BA Sapienza, MSc at UvA | Escribo sobre #política y #RelacionesInternacionales